Chi Siamo
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Il progetto “Trieste Art Loft” prende il nome da:
Trieste: per scoprire le bellezze di questa città, e sono tante!
Art: per ricordare che in questo edificio hanno preso forma idee e progetti di Giovanni Mayer, e per apprezzare inoltre la fine e nobile arte del riuso.
Loft: per valorizzare l’architettura armoniosa di questo ambiente, caratterizzato da soppalchi, ringhiere e mattoni a vista, che grazie alla presenza di accessori e tanto confort, rendono questo spazio caldo e piacevole da vivere, per una esperienza difficile da dimenticare.
“Trieste Art Loft” risulta pertanto una splendida singolarità realizzata nell’ottica del riuso, nel rispetto dell’ambiente e della storia di luoghi e atmosfere cittadine ...e Tu che ci hai preferito sei parte di essi!!!
Il progetto “Trieste Art Loft” prende il nome da:
Trieste: per scoprire le bellezze di questa città, e sono tante!
Art: per ricordare che in questo edificio hanno preso forma idee e progetti di Giovanni Mayer, e per apprezzare inoltre la fine e nobile arte del riuso.
Loft: per valorizzare l’architettura armoniosa di questo ambiente, caratterizzato da soppalchi, ringhiere e mattoni a vista, che grazie alla presenza di accessori e tanto confort, rendono questo spazio caldo e piacevole da vivere, per una esperienza difficile da dimenticare.
“Trieste Art Loft” risulta pertanto una splendida singolarità realizzata nell’ottica del riuso, nel rispetto dell’ambiente e della storia di luoghi e atmosfere cittadine ...e Tu che ci hai preferito sei parte di essi!!!
Storia
Storia
Questo stabile costruito nel 1864 dal Commendator Cavalier Melchior Pietro Alimonda, consigliere della città di Trieste, trova il suo primo utilizzo come stazione postale per il cambio di cavalli.
Dal 1900 al 1943, il magazzino al piano terra, ora “Trieste Art Loft”, diventa sede dell’atelier dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863-1943).
A Mayer si devono le famose sculture della “Vittoria Alata” e del “Marinaio Ignoto”, che fanno bella mostra di sé sul Faro della Vittoria in Trieste, e che l’artista realizzò proprio tra queste mura.
Mayer fu vincitore di numerosi premi, il più prestigioso dei quali gli venne conferito nel 1908 per la realizzazione dell’ampolla votiva per la tomba di Dante a Ravenna, anch’essa creata nell’atelier di via Ruggero Manna. Trieste è ricca di altre apprezzate opere dello scultore: è possibile ammirarle in istituti pubblici, case private e cimiteri cittadini, tutte prevalentemente ideate e realizzate in questo luogo.
Dopo essere stato destinato a usi diversi, nell’anno 2000 l’ex atelier del Mayer viene restaurato, privilegiando il recupero dei manufatti esistenti. All’interno della casa pertanto, oggi si possono rinvenire vecchi serramenti di finestre riadattati a mobili e testiere di letto, antiche scale in legno trasformate in comodini, così come porte d’un tempo con cardini colati a piombo e riposte con le ferramenta originali.
Completano l’arredo le grandi lampade che ravvivano all’ingresso l’area comune, che fino al 2015 hanno magicamente fatto brillare nella notte il “Faro della Vittoria”.
Queste luci sono state fortemente volute e restaurate, proprio per riaffermare il legame tra questi due luoghi, il Faro e il loft da un lato, e lo scultore dall’altro.
Lo stabile costruito nel 1864 dal Commendator Cavalier Melchior Pietro Alimonda, consigliere della città di Trieste, trova il suo primo utilizzo come stazione postale per il cambio di cavalli.
Dal 1900 al 1943, il magazzino al piano terra, ora “Trieste Art Loft”, diventa sede dell’atelier dello scultore triestino Giovanni Mayer (1863-1943).
A Mayer si devono le famose sculture della “Vittoria Alata” e del “Marinaio Ignoto”, che fanno bella mostra di sé sul Faro della Vittoria in Trieste, e che l’artista realizzò proprio tra queste mura.
Mayer fu vincitore di numerosi premi, il più prestigioso dei quali gli venne conferito nel 1908 per la realizzazione dell’ampolla votiva per la tomba di Dante a Ravenna, anch’essa creata nell’atelier di via Ruggero Manna. Trieste è ricca di altre apprezzate opere dello scultore: è possibile ammirarle in istituti pubblici, case private e cimiteri cittadini, tutte prevalentemente ideate e realizzate in questo luogo.
Dopo essere stato destinato a usi diversi, nell’anno 2000 l’ex atelier del Mayer viene restaurato, privilegiando il recupero dei manufatti esistenti. All’interno della casa pertanto, oggi si possono rinvenire vecchi serramenti di finestre riadattati a mobili e testiere di letto, antiche scale in legno trasformate in comodini, così come porte d’un tempo con cardini colati a piombo e riposte con le ferramenta originali.
Completano l’arredo le grandi lampade che ravvivano all’ingresso l’area comune, che fino al 2015 hanno magicamente fatto brillare nella notte il “Faro della Vittoria”.
Queste luci sono state fortemente volute e restaurate, proprio per riaffermare il legame tra questi due luoghi, il Faro e il loft da un lato, e lo scultore dall’altro.
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